La ballata di Pasquino (versione b)

Quanno li  papi facevano rotola’le teste

e benedicevano li’ cadaveri

a piazza der popolo

la lama affilata de la ghijottina

passava sopra er collo

de’ li delinquenti e de li’ poracci

mentre ‘a luna der vaticano

se sbrigava a rientra’ a casa

li soldati marciaveno

in nome da’ redenzione

quello che li libri de’ storia hanno taciuto:

‘a roma de pasquino

la presa der gianicolo ‘e bombe a li bastioni de’ trastevere

l’esercito francese che spara

addosso a li’  ragazzi de la repubblica romana

er vitalizio de trenta scudi

che pio ix diede a mastro titta

l’inchiostro rosso de li’ papi

schizzato dar banco de la concijazione

finito esiliato da li diari della storia

quello che li libri mastri de la pubblica istruzione

nun prevedevano

ma er ladro de polli che poggia ‘a testa sur legno tarlato

ancora nun lo sa com’ andra’ a fini’

cosi’ se spizza il boia dall’ occhi rosso foco

e se ne core dar diavolo de li’ spiantati

occhio per occhio dente per dente e amen,

nella roma che fu

quando i papi facevano rotolare le teste

DE LI DELINQUENTI E DE LI PORACCI

la statua di Pasquino

ps/ ma rispetto alla foto oggigiorno

c’e’ una catena attorno- non un circolo di ferro-

e non vi sono fogli appiccicati…

La ballata di Pasquino

Quando i  papi facevano rotolare le teste

e benedicevano i cadaveri

a piazza del popolo

la lama affilata della ghigliottina

passava sopra il collo

dei delinquenti e dei poveracci

mentre la luna del vaticano

si sbrigava a rientrare a casa

i soldati marciavano

in nome della redenzione

quello che i libri di storia hanno taciuto:

la roma di pasquino

la presa del gianicolo le bombe ai bastioni di trastevere

l’esercito francese che spara

addosso ai ragazzi della repubblica romana

il vitalizio di trenta scudi

che pio ix diede a mastro titta

l’inchiostro rosso dei papi

schizzato dal banco della conciliazione

finito esiliato dai diari della storia

quello che i libri mastri della pubblica istruzione

non prevedevano

ma il ladro di polli che poggia la testa sul legno tarlato

ancora non lo sa come andra’ a finire

cosi’ si guarda il boia dagli occhi rosso fuoco

e se ne corre dal diavolo degli spiantati

occhio per occhio dente per dente e amen

nella roma che fu,

quando i papi facevano rotolare le teste

dei delinquenti e dei poveracci

Primavera vs Estate

Il sesso e l’amore

primavera vs estate

la forza e la carezza

e tutto cio’ che so

quello che penso, o che non ho

i tuoi occhi dolci fatti di grigio

primavera vs estate

mentre cominci la scorsa

tutto il tuo orizzonte

e’ la’ proprio per aspettarti

sei giunta al guado

a vedere a che punto e’ il cielo

dove finisce il viale alberato dei meli

non finisce il loro profumo

pero’ la vita e il sogno

primavera vs estate

la mano e il soffio

e tutto cio’ che sai

quello pensi, quello che non vuoi

i miei occhi scuri fatti di dolcezza

primavera vs estate

sei giunta sulla sabbia

a vedere a che punto e’ la luna

dove finisce la schiuma ridente delle onde

non finisce il loro suono eterno

mentre finisci la corsa

tutta la tua fortuna

e’ la’ proprio per baciarti

Sogno dell’ape regina

Mi sentivo come un ‘ape stanca del suo lavorio

la stanza pero’ c’era

e il portiere mi disse che andava bene cosi’

avrei pagato il giorno dopo

io indicai  la mia valigia

e lui chiamo’ un fattorino

quello saltellando disse che quel posto

era sempre piu’ un casino

non ne voleva saper piu’ di turisti e comitivi

passo’ il tempo a sbuffare

non avevo mai visto un tipo cosi’ pigro

pero’ fu lesto ad afferrare la mancia

io dissi che non era il caso di fare i fanatici

la’, finita la stagione invernale,

non avrebbe messo piede piu’ nessuno

lui disse qualcosa tipo un certo ironico e fece

addio con la mano

mi aggrappai il telefono

e pregai dio

che nessuno mi rispondesse

suonava occupato

io sgattoialai tra le coperte

e sognai questa poesia

rimproverandomi le mance troppo laute

nauseato dal profumo di miele

che irradiava tra i corridoi

Alfa e Beta

La lettera che ti scrissi

diceva cose mai scritte prima

cosi’ credevo, cosi’ giocavo

a contare le parole e, finite le mie dita

cominciai a vedere le tue dita in primavera

e quel sorriso fuori stagione

ogni tanto, docilmente, mettevo un punto

e mi dicevo che avrei trovato

tutta quanta la mia dolcezza

alla fine di quella lunghissima lettera pero’,

la mia dolcezza era rimasta fuori

ma, stupendomi come un venusiano,

avevo trovato la tua, e quel che segue.

peccato, dissi all’alba,

che non si possano stampare i sorrisi

ma la mente registra rumore soffice di denti smaltati

e porte che si aprono, e profumo di biscotti

alle spalle delle mie spalle